GIUSEPPE CARRUBBA: L'artista e lo spazio contemporaneo

26 May 2005


ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 24 Maggio 2005, n. 400
http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00400.html

fig. 1 Pier Giorgio De Pinto, Kyrie Eleison, 2002 Installazione Boccheggiano, Grosseto, Chiesa di San Bartolomeo
fig. 2 Pier Giorgio De Pinto, Lyric Poetry, Progetto Sacer, 2005, installazione presso Zò Caffè per la Rassegna GO to Zò Bologna
fig. 3 Federico Gori, Sette Bandiere per il Bacchino, 2002, Installazione Prato, Palazzo Comunale
fig. 4 Federico Gori, Zerkalo, 2005, Frame da animazione video
fig. 5 Manuela Menici, Più ore d'amore di quanto si possa ripagare, 2003, Installazione Firenze, Villa Vogel
fig. 6 Manuela Menici, Constellations Performance, 2004, Ballerina Erika Faccini, direzione artistica Virgilio Sieni, CANGO Cantieri Goldonetta Firenze
fig. 7 Gerardo Paoletti, I pesci non portano fucili, 2003, Installazione Giardino di Spoerri, Grosseto, Seggiano
fig. 8 Gerardo Paoletti, A me la pasta, 2003
 
foto cortesia autori
 


Il luogo dell'artista contemporaneo sembra essere diventato quello dei premi e dei concorsi artistici. I premi dell'arte sono divenuti campo di selezione feroce per attribuire un valore agli autori e alle opere del presente. Guardati con sospetto e mal tollerati dalla contestazione culturale degli anni sessanta, dagli anni ottanta ad oggi sono stati praticati in buona parte del pianeta. Quando partono con tutte le migliori intenzioni, si affermano come occasione di riflessione, nel tentativo di attribuire un valore e un criterio di selezione che spesso risulta debole. In assenza di un criterio forte ciò che premia è la professionalità, se il sistema dell'arte di riferimento è protetto da soggetti culturali di un certo spessore, quali istituzioni, enti e fondazioni, mentre si afferma la mediocrità se a muovere le fila sono quelle realtà locali che non vengono supportate adeguatamente a livello culturale e disperdono le energie in una mentalità provinciale che relega l'arte alla pura decorazione e alla modalità dei soliti nomi in un business a circuito chiuso.

L'arte non è una categoria definita; l'arte riguarda il rapporto spazio-tempo, si produce nel presente ma il suo valore si attribuisce a posteriori. L'eclettismo contemporaneo ha prodotto uno slittamento di interesse dall'opera all'artista: non essendoci più una prevalenza di stile, egli si muove attraverso un modo di procedere, una serie di strutture concettuali che stabiliscono le basi dell'opera stessa e ne formano la sua poetica. Attraverso questa modalità il valore assegnato viene stabilito dal processo, dal modo di pensare più che dal quadro, dall'oggetto, dalla fotografia, dal video, dall'installazione, dalla performance o da altre forme o materiali non convenzionali.

Il sistema dell'arte prevede un tam-tam monotono e ripetitivo che raccoglie consensi nella cerchia ristretta degli addetti ai lavori, dove vengono premiati nomi omologati al suo interno senza il coraggio di osare.

Nel panorama artistico contemporaneo il vasto pubblico a volte può apparire disorientato di fronte all'incomprensibilità di certi linguaggi o alla stravaganza delle forme, ma tutto questo è il risultato di un progetto consapevole e perfettamente in sintonia con il tipo di lavoro che si vuole proporre all'attenzione. L'arte all'interno di questi progetti dovrebbe coinvolgere il tessuto culturale e sociale delle città, attraverso le istituzioni, le gallerie, i committenti, mentre gli artisti, secondo una buona prassi, dovrebbero sottolineare i fermenti e le idee, trasmettere una poetica, la testimonianza di una presenza culturale del tempo presente.

Il lavoro dell'artista si riferisce all'esistenza e testimonia le circostanze culturali e sociali, ma nello stesso modo interagisce all'interno di un mercato che esercita una pressione e una richiesta di efficienza in rapporto a prodotti culturali di successo finanziario.

Il sistema dell'arte occidentale ha dato vita ad un'arte socialmente pertinente elevando e disarmando negli ultimi anni i contenuti culturali e politici come prodotto culturale.

L'aggettivo politico diventa trend, si assiste alla sua estetizzazione all'interno dei progetti curatoriali d'arte e di cultura. In questa nuova situazione l'artista non è più il personaggio ingenuo e bohémien ma una figura professionale nel modo di presentare il suo lavoro attraverso un progetto, una strategia di marketing, un brand.

In Italia le istituzioni non tutelano adeguatamente il lavoro creativo dei "giovani". Gli artisti italiani partono svantaggiati rispetto agli artisti stranieri che possono contare su un sistema culturale, politico ed economico più forte e protettivo. Nel nostro Paese vi sono scarse politiche culturali a sostegno dell'arte contemporanea e il pubblico dell'arte, che frequenta mostre e fiere, si muove nel contesto di un mercato che oscilla tra cultura finanziaria e dibattito culturale dove fa la parte del padrone il collezionismo privato. Qualche volta le fondazioni sono coinvolte in progetti che riguardano l'arte moderna e contemporanea, ma spesso per opere di restauro e manutenzione, mentre dovrebbero finanziare anche progetti culturali e ricerche, progetti indipendenti per la promozione della cultura nelle città.

Le istituzioni museali, inoltre, si trovano a gestire poche risorse e molte opere delle collezioni permanenti parcheggiate in cantina in attesa di collocazione.

Il museo d'arte contemporanea dovrebbe assumere una specifica funzione sociale nel mettere in evidenza i valori che l'arte genera anche in rapporto al territorio, inteso non solo come spazio geografico in senso lato, ma anche come spazio di politiche culturali locali; in questo senso potrebbe servirsi dell'arte per attivare un processo di trasformazione e di ricostruzione dei valori, della simbolizzazione e della sacralizzazione del presente, tutto a vantaggio di una politica e di una economia che dia impulso alla crescita sociale, alla identificazione e allo sviluppo intellettuale degli individui. Nell'epoca della "post-modernità" e della "globalizzazione" l'arte può servire a connotare con maggiore identità i luoghi all'interno dei loro processi formativi e di produzione.

Le politiche culturali, affermandosi in rapporto alle risorse economiche, attivano procedimenti simbolici e organizzativi che caratterizzano di significazione lo spazio esterno.

La maggiore complessità culturale si afferma all'interno delle città dove convivono una grande varietà di fenomeni collettivi e individuali, culture contrastanti e interconnesse, subculture giovanili e spazi creativi autogestiti.

La cultura assume come luogo di produzione l'ambito urbano che si qualifica come il "luogo immaginario della cultura globale e locale".

L'associazione e l'identificazione della cultura urbana con la cultura giovanile e di tendenza diventa automatica e definisce tutta una serie di linguaggi e di sperimentazioni che divengono spesso oggetto di riconversione e di saccheggio in termini di mercato di uno stile nato al di fuori e, il più delle volte, contro il sistema.

Cosa si nasconde e cosa si vuole intendere con l'etichetta di arte giovane? L'arte giovane riguarda l'età anagrafica degli artisti o si riferisce piuttosto alle modalità operative nuove in rapporto al tempo e alla cultura contemporanea ?

Il sospetto nasce da come questo concetto viene espropriato, strumentalizzato, sottoposto a indagini e da come venga applicato in maniera parodistica ad ogni età e percorso artistico.

L'arte giovane in questi casi corrisponde solo ad un'etichetta basata su meccanismi funzionali a dettare le regole di una filiera basate sulla capacità di negoziazione dell'artista in rapporto a vari soggetti di promozione della politica e del mercato.

L'arte giovane all'interno di questo modello rischia di divenire uno strumento per veicolare l'idea di un nuovo apparente, ma poi sortire qualcosa che non cambia, non si modifica, non entra in relazione, se l'artista non stabilisce un meccanismo di difesa rispetto al proprio lavoro e a come questo viene veicolato all'esterno.

In una società mediatizzata dalle immagini dello spettacolo e della pubblicità, dove gli aggettivi di "bellezza" e "gioventù" sono sinonimi di successo e ricchezza, l'artista si trasforma nel simulacro di se stesso, all'interno di un circuito economico e politico che lo replica all'infinito. Solo attraverso le armi del distacco, dell'ironia e dell'ambivalenza nei confronti del sistema istituzionale l'artista potrà operare uno scarto, un corto circuito rispetto alle regole corporative e/o dominanti per recuperare la possibilità di riempire di significati gli oggetti, i segni, le figure, trasformate in una moltitudine di simulacri significanti secondo una proiezione della propria coscienza e del proprio sentire.

Un gruppo di artisti che opera a Venezia ha dato vita, in maniera ironica e provocatoria, al progetto "Casting", un concorso per artisti visivi dove i candidati sono stati valutati attraverso tutti i procedimenti tipici dei programmi televisivi di successo.

Il vincitore del concorso sarà pubblicizzato con un manifesto, accompagnato da uno slogan rappresentativo, sui muri di Venezia durante il vernissage della Biennale di Venezia 2005, al quale parteciperà come icona vacante e vagante, forte solo della sua capacità relazionale e di intrattenimento. Il suo lavoro non sarà visibile né potrà essere oggetto di indagine o di interesse.

È evidente che con tale strategia, pubblicizzata anche su riviste specializzate come Flash Art 1, gli organizzatori hanno voluto proporre una riflessione sul valore dell'arte nel sistema contemporaneo in rapporto all'immagine dell'artista attraverso l'universo mediatico. Tutto ciò ha portato inevitabilmente a constatare l'importanza e la visibilità della persona, il personaggio con le sue capacità relazionali rispetto all'opera d'arte. In questo senso si produce un meccanismo in cui l'arte è affidata ad artisti visivi che esistono solo in rapporto ad un meccanismo economico di industria culturale: "è il momento dell'opera d'arte nel tempo della riproducibilità tecnica ... degli artisti" 2.

Riflettendo in maniera consapevole sulle dinamiche e sulla politica dell'arte attraverso l'indotto economico che qualifica l'opera in prodotto e profitto, c'è da chiedersi attraverso un dibattito culturale qual è il senso ed il valore dell'opera e qual è il ruolo dell'artista nella società contemporanea.

L'arte riguarda il territorio e la sua produzione culturale. Il territorio non esiste in natura in quanto è da intendere come un prodotto storico di un processo dinamico di stratificazioni che riguardano l'ambiente e l'uomo, la natura e la cultura.

I concetti di politica culturale e di territorio nello spazio contemporaneo appaiono così interconnessi e dettati da condizioni di reciprocità che non è facile dedurre quanto siano le logiche di sistema a determinare una politica culturale di qualificazione territoriale oppure il territorio stesso che ha in sé i presupposti divenendo strumento di sviluppo verso nuove forme di identità. L'azione dell'artista è destinata ad uno spazio sociale, quindi l'arte influisce sul rapporto, sull'equilibrio e sulle funzioni dei due termini del discorso.

L'artista attraverso la pratica dello spostamento ha costruito il senso dell'azione nell'ambivalenza, rifuggendo dal rischio del politicamente corretto e dalle buone intenzioni, ormai associate a connotazioni false e buoniste.

Il piano dello spostamento consiste nella ricerca di uno spazio collaterale che non ricerchi il conflitto diretto con lo spazio istituzionale ma crei spazi impropri per destabilizzare e creare esperienze di riflessione e responsabilità. Dall'autonomia dell'oggetto degli anni '80 si è passati alla specificità dello spazio espositivo negli anni '90 creando una direzione artistica verso territori non deputati all'arte.

L'artista da eroe romantico si è trasformato in stratega del proprio ruolo all'interno del mercato e della società. Egli ha assunto nuovi modelli comportamentali, identità multiple, identità nomadi, relative alla propria esperienza e/o al proprio corpo, alla cultura, alla realtà tra storia e progetto virtuale. Attraverso lo sconfinamento dei linguaggi sia tecnico-formali che teorici l'esperienza, fluida e mutante, stimola processi di cambiamento percettivo dello spazio sociale e degli stereotipi codificati.

"L'artista arriva nel luogo della prossima mostra, si guarda rapidamente intorno, cerca il possibile punto di crisi, fa la sua proposta e se ne va. Tutto questo non ha in sé niente di sbagliato, è segno dei tempi, ma è un segno di difficile decifrazione" 3

L'opera d'arte esiste in rapporto al contesto e alla sua capacità di opporre resistenze e presenze destabilizzanti al suo interno. Il lavoro dell'artista funziona in rapporto alla capacità di produrre interrogazioni, racconti e riflessioni di partecipazione esperenziale: il dibattito, l'interazione e la fruizione. La sua funzione non può essere frivola o meramente decorativa, ma attraverso il rituale deve rappresentare il proprio tempo promuovendo un processo di evoluzione della visione del mondo.

L'attuale sistema dell'arte - gallerie, musei e riviste d'arte ufficiali - è inadeguato e pretestuoso, maschera un certo disagio nel pubblico che determina confusione e false interpretazioni. Per chi crea l'artista ? Per sé, per il gallerista o per il collezionista ? Bisogna smascherare una certa dittatura, travestita da "critica della società dei consumi" e supportata da cataloghi e riviste d'arte "troppo" specialistiche, strumentalizzate politicamente o pagate con i soldi dei mercanti.

L'ironia e il cinismo nell'archeologia del presente diventano un metodo di contenimento e di difesa rispetto all'accademismo e alla burocrazia istituzionale. Il cinismo si afferma come ontologia benefica per operare il distacco e lo straniamento linguistico per un'etica della resistenza contro la banalità e il terrore in cui viviamo.
Il postmodernismo ha messo in evidenza i limiti dell'oggetto in un sistema autoreferenziale dove da condizione e mezzo si è trasformato in fine a se stesso.

La crisi nel sistema economico occidentale, l'integralismo religioso e le probabili lotte per il potere nel nome dell'integrità dell'io, hanno determinato una situazione estremistica di incertezza e smarrimento dell'uomo contemporaneo.

La difesa del capitale ha legittimato l'imperialismo ad utilizzare la repressione e la guerra come metodo per ottenere il consenso e stabilire il controllo.

"C'è qualcosa che occorre dunque imparare. Salvifico è l'abbandono. Salvifica è la dimenticanza. Salvifica la disidentità, nel contatto con l'altro biologico, etnico, macchinino, biotico, immaginario. E questo è l'esercizio a cui ci addestrano gli artisti ..." 4

Il lavoro degli artisti più impegnati nella ricerca e nei linguaggi non convenzionali pone le basi su riferimenti storici dell'arte d'avanguardia che vanno oltre il semplice utilizzo dei mezzi convenzionali, quali la pittura e la scultura e riguardano la fotografia, la videoarte, l'arte digitale ed elettronica: terreno, questo, ricco di ibridazioni che dà vita ad altre forme di espressione artistica basate sul comportamento e sulla comunicazione.

L'arte elettronica e multimediale ha maggiormente modificato la riflessione tra arte e pubblico, artista e opera, metodologie di analisi e di interpretazione critica. Si tratta di una nuova cultura in cui il valore sociale risulta implicito nelle sue possibilità di incontro e crescita con il pubblico. L'ambito in cui quest'arte si è formata e nutrita è quello degli orientamenti culturali delle neoavanguardie degli anni sessanta e settanta che non consideravano più l'oggetto o il quadro come forma d'arte esclusiva, ma ritenevano l'arte una forma di azionismo o di situazionismo in rapporto agli oggetti, all'ambiente e al proprio corpo.

Gli artisti, oggi, praticano un valore della comunicazione estetica attraverso le forme e i linguaggi più inusuali che vanno dalla performance, alla pop art, alla body art in un continuo di riferimenti dagli anni sessanta al postmoderno.

Il rapporto dell'arte con la tecnologia ha modificato i parametri del "fare artistico": l'elettronica e il digitale hanno prodotto artisticità modificando il rapporto percettivo con la realtà.

Walter Benjamin in L'opera d'arte nell'epoca delle sua riproducibilità tecnica aveva affrontato il problema delle modifiche apportate dalla tecnologia al concetto di valore artistico. Il carattere innovativo della riproducibilità ha determinato la perdita dell'unicità passando a un'arte la cui funzione sociale diventa fondamentale in rapporto all'esistenza di uno spazio ricettivo e di un pubblico. Risultano sintomatici in questo senso tutta una serie di eventi che si sono succeduti negli ultimi anni con temi e contenuti la cui connotazione "sociale" e "politica" si chiarisce già da alcuni slogan-manifesto, come ad esempio la Biennale di Venezia 5 (2003) con "la dittatura dello spettatore" e "stazione utopia", Documenta XI (2002), ma anche Documenta X (1997) che ha messo in evidenza le strategie capitalistiche con una serie di manifesti di Hans Haacke 6 "Standortkultur" (La Cultura Corporativa) sottolineati dallo slogan "Wer das Geld gibt, kontrolliert" (Colui che dà il denaro, controlla) citazione della dichiarazione di Hilmar Kopper della Deutsche Bank 7.

Il problema dell'arte, posto in termini educativi, coinvolge necessariamente la sua dimensione storica relativa ad un discorso di alfabetizzazione iconica: la storia del linguaggio delle immagini in relazione ai mass-media. Le immagini possiedono una loro cronologia storica al servizio del settore economico e politico gestito dalle varie figure professionali che hanno determinato la prospettiva di ricerca e di memoria. Esse assumono una funzione e un significato nel corso del tempo in rapporto alle esigenze di una società che si trasforma. Quando si parla di arte e di immagine, si pensa abitualmente a un linguaggio legato ad una espressione pittorica e a tecniche affini, ma non alla comunicazione in generale. L'immagine con la riproduzione tecnica ha prodotto una grande prospettiva e la rivoluzione mediologica ha permesso lo sviluppo di una cultura e di un'arte popolare. La pubblicità ha utilizzato tutti i riferimenti linguistici dell'arte moderna per sedurre e rappresentare divenendo "più reale del reale". Il mondo della pubblicità si è sovrapposto al mondo dell'arte e del mercato. Oggi tutto viene veicolato dal linguaggio delle immagini e della pubblicità, che rappresenta la struttura di divulgazione di un artista e della sua opera all'interno del sistema dell'arte.

I musei, le gallerie, le grandi manifestazioni espositive, le fiere, i collezionisti, le aziende, le banche e le istituzioni rappresentano un network a circuito chiuso che produce e pubblicizza eventi coerenti, politicamente corretti e funzionali a palinsesti economicamente forti.

L'opera d'arte viene determinata da un insieme di fattori in cui l'artista è solo un elemento all'interno della production della merce culturale.

Il direttore di un museo e i curatori di una mostra stabiliscono e condizionano l'arte contemporanea, il progetto stesso di un artista prevedendo cosa vorrebbero vedere.

Il critico d'arte è stato sostituito dal curatore, colui che regola potere e parole.

In questo panorama qual è la massima aspirazione per un artista? Il successo come forma di salvezza.
"... in Italia quello che crea la differenza tra i livelli di successo, di costruzione della carriera di un artista, del potere di promozione e contrattuale non è più la garanzia di offrire dei valori a lunga gittata, ma la pianificazione museale" 8.

Non c'è nessuna illusione duchampiana di impegno mantenuto al di fuori, l'artista fa ormai parte del sistema informativo, "i poteri mediologici filtrano i saperi artistici e ne determinano le sorti".
Il museo d'arte contemporanea come laboratorio e luogo di ricerca e di esposizione di idee si apre al mercato, alle esportazioni, alla formalizzazione di tendenze confezionate a cura dei direttori e dei curatori manager. Il museo conferma il successo di un artista arricchendo la collezione permanente con una sua opera e in questo modo sancisce le scelte ed il potere di mercato grazie, anche, all'aiuto di mercanti e collezionisti.

Si crea così una rete di promozione dove i curators rappresentano la figura di collegamento tra pubblico e privato.

Il curator è nato proprio da una esigenza e un bisogno di curare le public relations tra le gallerie e i musei, tra i finanziamenti pubblici e privati e le istituzioni, per gestire eventi locali e grandi manifestazioni. Egli diventa il garante di progetti culturali e della loro riconversione in termini di marketing e di economia nei confronti di tutti gli attori e i meccanismi strutturali che li sostanziano. E' un ideatore di percorsi espositivi che abbiano un senso, in una sequenza ben articolata finalizzata a coinvolgere l'interesse di un pubblico nei confronti del contemporaneo.

In questo senso il curatore ha una funzione culturale, ma soprattutto politica ed economica, è "... come un buon alchimista" - afferma Sergio Risaliti, curatore indipendente - che cerca "...di equilibrare queste forze all'interno prima di tutto di se stesso, della sua disciplina e delle sue scelte".

Le sue mostre sono già un opera in sé che contiene tutte le altre: la figura di curatore si identifica con quella di autore.

"Ogni mostra può essere considerata un'opera: io firmo le mie mostre ..." 9 Malgrado questo disegno sistemico i musei e le gallerie cominciano a dare segni di scompenso, le fiere d'arte rimangono in una posizione di instabile precarietà confermandosi come eventi di promozione e di commercializzazione; occorrono all'orizzonte nuove forme organizzate e nuovi valori.

Lo sviluppo delle reti telematiche porterà sicuramente linfa nuova e più democrazia nel sistema dell'arte, restituendo attenzione al lavoro dell'artista, al dialogo con lo spettatore che potrà scegliere che tipo di arte vuole indossare.

L'arte sarà sempre di più un'attività culturale indirizzata verso una maggiore cerebralità, cercando di realizzare l'idea duchampiana di un'arte che scavalca i luoghi deputati del potere. Questa interpretazione dell'attuale sistema dell'arte, come operazione di lettura e decodificazione in base all'aspetto sociologico del mercato e delle sue potenzialità, anche se parziale e non esaustiva, indubbiamente è utile per fare un bilancio provvisorio.

È opportuno e necessario, inoltre, pensare ad un approfondimento di tematiche sulla contemporaneità, che tengano conto della memoria storica del territorio, oltre ad una interpretazione politica ed economica dei segni.


Grazie a Pier Giorgio De Pinto, Federico Gori, Manuela Menici e Gerardo Paoletti per la testimonianza del loro lavoro come documentazione iconografica in parallelo al testo, ognuno in maniera autonoma e nel proprio specifico.
La ricerca di questi artisti non è esemplificativa rispetto al commento critico, ma vuole essere una testimonianza di presenza qualificativa, condivisa, di una realtà artistica e del territorio.


NOTE

1 Cfr. IB, VENEZIA, Il culto della personalità: e l'opera ?, in "Flash Art", n. 251, Milano, aprile-maggio 2005.
2 SIGOLO, ALFREDO - Critico d'arte, Casting Live /16 febbraio 2005.
Cfr. http://www.artcasting.net/cast.alfredo.html
3 SACCO, PIER LUIGI, Rembrant SpA, in "Work" n. 12, Trento, 2005, p. 24.
4 BIFO BERARDI, FRANCO, Postfazione. L'angelo timido della vertigine pallida, in Identità mutanti. Dalla piega alla piaga: esseri delle contaminazioni contemporanee di Francesca Alfano Miglietti (FAM), Milano, Bruno Mondadori, 2004, pp. 200-2001.
5 LA BIENNALE DI VENEZIA. 50. Esposizione Internazionale d'Arte. http://www.labiennale.org/it/arti-visive/mostra/
http://www.labiennale.org/2003/it/arti-visive/mostra/presentazione_bonami/
6 HAACKE, HANS, Artist biography and art.
http://www.dialnsa.edu/iat97/Documenta/haacke.html
http://www.the-artists.org/ArtistView.cfm?id=8A01F55A-BBCF-11D4-A93500D0B7069B40
7 KLARTEXT !, The Status of the Political in Contemporary Art and Culture, Ciclo di conferenze dal 14 al 16 gennaio 2005, Kunstlerhaus Bethanien and Volksbuhne am Rosa-Luxemburg-Platz, Berlin.
Cfr. http://klartext-konferenz.net/about.html
8 PERRETTA, GABRIELE, Nuova vita o nuova morte del sistema dell'arte ? Un declino che viene da lontano, in Art.comm. Collettivi, reti, gruppi diffusi, comunità acefale nella pratica dell'arte: oltre la soggettività singolare, Roma, Cooper & Castelvecchi, 2002, p. 239.
9 RISALITI, SERGIO, Scuole o Musei, la formazione dei curators, con Maria Grazia Messina, in AA. VV., La sfida del contemporaneo. Spazi e prospettive di formazione, Seminario, incontri a cura di Maria Grazia Messina, TRA ART, Firenze, 2003.
Cfr. http://www.cultura.toscana.it/artecontemporanea/documenti/risaliti.pdf


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TRA ART - Progetto per una rete regionale per l'arte contemporanea in Toscana.
http://www.cultura.toscana.it/artecontemporanea/progetto/index.shtml

TRA ART - Tracce per una carta dell'arte contemporanea in Toscana, Provincia di Prato.
http://www.cultura.toscana.it/artecontemporanea/rete/tracce_prato.shtml
URB_10 - Progetto per la realizzazione di dieci interventi d'arte contemporanea negli spazi urbani di Bologna. 2004/2005.
Curatori: Andrea Cioschi e Antonio D'Orazio
http://www.urb10.net/